In occasione del centenario della pubblicazione della prima edizione dell'Ulysses, Sara Vasini riscrive l'intera opera di James Joyce trasponendo visivamente l'incomunicabilità dell'autore. In una serie di sovrapposizioni reiterate, fino allo smarrimento del senso compiuto, si innerva l'opera "What did you do in the Great War, Mr Joyce? I wrote Ulysses. What did you do?", una progressione ritmica di 933 pagine mai uguale a sé stessa, soggetta all'interpretazione del fruitore che - a seconda dell'umore - si riconosce, si perde e si rinnega nel flusso di coscienza che non sarà mai di univoca lettura, ma cambierà a seconda delle fasi della giornata. Vasini, come Luciano Berio, ha sviscerato l'essenza dell'Ulysses entrando in piena simbiosi con esso, riuscendo nell'impresa di catturare il tumulto dei differenti linguaggi espressivi usati da Joyce, rappresentando l'infinito dinamismo del chaos e l'astrazione ritmica di un romanzo che è stato capace di far cronaca dei processi della mente umana.
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