Si percepisce fin dalle prime pagine il profondo intimismo di Senza Fine. Un romanzo che non è romanzo, fatto di liriche, saggi, brani. Una storia intricata costruita secondo il principio del flusso di coscienza. Immagini. Pensieri. Il grande legame che lega Govinda a Siddhartha. Gli amici, le feste a base di yagé, le tragedie, l‘obiettivo di diventare un bodhisattva, le esperienze extracorporee grazie all‘autoipnosi, l’Islanda. Senza Fine è simile a un mandala, fragile, dai mille significati. L‘opera possiede un’accurata inventiva stilistica e un linguaggio anticonformista che unisce le caratteristiche tipiche del Bildungsroman più mistico a quelle della narrativa «on the road» in cui le avventure e le oscenità sono elementi cardini del racconto.
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