Trame d'ombra, specchi oscuri, intrecci misteriosi. La materia stessa del film, pellicola trasparente e diafana sulla quale si muovono figure d'ombra, induce a pensare che la vocazione privilegiata del cinema sia nel fantastico, come già riteneva Artaud. I fantasmi, silenziose o sonore apparizioni, ci vengono incontro dallo schermo, in bianco e nero o a colori, da Nosferatu a Shutter Island: materia dei corpi come materia di sogni, incubi e visioni, portatori di maschere, generatori privilegiati di archetipi. Metafisico. Fantastico. Film noir. Horror. Termini usuali, ma inadeguati, per certi film. In realtà qui non siamo tanto di fronte a un'inadeguatezza terminologica, che si tratterebbe di superare inventando un termine più adatto, quanto alla generale insufficienza che l'ottica dei "generi" (un'ottica di comodo) dimostra nei confronti di ogni film che investa universi di senso sufficientemente complessi, tali da mettere in gioco qualcosa che potremmo chiamare memoria filogenetica.
Trame d'ombra, specchi oscuri, intrecci misteriosi. La materia stessa del film, pellicola trasparente e diafana sulla quale si muovono figure d'ombra, induce a pensare che la vocazione privilegiata del cinema sia nel fantastico, come già riteneva Artaud. I fantasmi, silenziose o sonore apparizioni, ci vengono incontro dallo schermo, in bianco e nero o a colori, da Nosferatu a Shutter Island: materia dei corpi come materia di sogni, incubi e visioni, portatori di maschere, generatori privilegiati di archetipi. Metafisico. Fantastico. Film noir. Horror. Termini usuali, ma inadeguati, per certi film. In realtà qui non siamo tanto di fronte a un'inadeguatezza terminologica, che si tratterebbe di superare inventando un termine più adatto, quanto alla generale insufficienza che l'ottica dei "generi" (un'ottica di comodo) dimostra nei confronti di ogni film che investa universi di senso sufficientemente complessi, tali da mettere in gioco qualcosa che potremmo chiamare memoria filogenetica.
Un nuovo libro su un autore classico. Un libro che affronta in forma imprevista e sorprendente uno dei grandi registi del cinema contemporaneo: Clint Eastwood. Il volume, pubblicato da Pellegrini Editore e curato da Alessandro Canadè e Alessia Cervini, è introdotto da Roberto De Gaetano, che presenta l’articolazione del volume (il primo della serie "Nomi Propri" all’interno della Collana "Frontiere") costruito come un lessico tematico con saggi su "Adozione" "Amicizia" "Icona" "Inattuale" "Perseveranza" "Icona" "Incarnazione" "Fantasma" "Tragico", con contributi tra gli altri di Marcello Walter Bruno, Daniele Dottorini, Alessandra Azzali, Luca Venzi, Bruno Roberti, Alessandro Cappabianca. Quello che ne esce è l’immagine nuova di un autore, guardato sotto il filtro di prospettive eterogenee ma integrate (che giungono fino al suo ultimo film "J. Edgar"), capaci di collocarsi oltre le più usuali etichette, che fanno di Eastwood e del suo cinema uno dei luoghi più intensi per pensare le forme di esistenza nella contemporaneità. Come dice De Gaetano nell’Introduzione: «Eastwood in un esercizio di tessitura simbolica dell’immaginario classico, che ne spiega la sua "inattualità", ci fa vedere all’opera il costituirsi o il dissolversi di un soggetto alle prese con la vita colta nei momenti che mettono alla prova, e dunque che mettono in condizione il soggetto di cambiare o perdersi, fino a morire».
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